Chi sei e cosa fai?
Sono Claudio Falcucci, ingegnere nucleare e da quasi 30 anni mi occupo di Diagnostica applicata ai Beni Culturali.
Come vi siete conosciuti con il presidente Diodato De Maio e come è nata la collaborazione con la Fondazione?
Ho avuto modo di conoscere il presidente in occasione di una campagna diagnostica su un dipinto di scuola napoletana. Nella stessa occasione sono venuto a conoscenza della Fondazione e ho accettato con piacere l’invito a parteciparvi.
Cosa ti ha spinto a prendere parte al progetto?
Sono da sempre un sostenitore di progetti culturali che sostengano le varie forme d’arte e la collaborazione tra differenti operatori volta alla valorizzazione e alla promozione non solo del patrimonio storico-artistico, ma anche delle differenti forme d’arte esistenti, quali musica, teatro e letteratura.
Cosa ti aspetti da questa collaborazione?
Che sia occasione di incontro e confronto tra i differenti attori che operano nel campo della storia dell’arte e non solo e che favorisca un approccio multidisciplinare nello studio e nella promozione del patrimonio artistico.
In che modo credi che la Fondazione e in generale l’arte possano aiutare il territorio?
Nei sistemi di comunicazione al piccolo e al grande pubblico dei risultati degli studi, delle ricerche scientifiche, delle campagne di restauro e recupero del bene culturale attraverso l’organizzazione di eventi sul tutto il territorio.
C’è un’opera o un ‘artista a cui sei particolarmente legato?
Direi Vincent van Gogh, Natura morta con patate in piatto giallo.