Chi sei e cosa fai?
Sono Claudio Corrivetti, editore in Roma,(Postcart Edizioni), specializzato nella produzione di libri e saggi di fotografia.
Come vi siete conosciuti con il presidente Diodato De Maio e come è nata la collaborazione con la Fondazione?
Una conoscenza in comune, il prof. Vincenzo De Luca, ha permesso l’incontro, e successivamente la condivisione della passione in comune per l’arte è stata la ragione della collaborazione con la Fondazione, o quanto meno la possibilità di collaborarci a breve per progetti di fotografia.
Cosa ti ha spinto a prendere parte al progetto?
L’apertura e l’attenzione del Presidente verso forme d’arte diverse come la fotografia.
Cosa ti aspetti da questa collaborazione?
Spero di riuscire a creare una base concreta e duratura all’interno della futura programmazione, per poter promuovere la fotografia attraverso progetti espositivi ed editoriali assieme, con il desiderio di portare il pubblico a conoscere meglio il senso dei progetti proposti, sfruttando per questo, quando possibile, anche gli incontri con gli autori.
In che modo credi che la Fondazione e in generale l’arte possano aiutare il territorio?
Dovunque ci sia l’impegno concreto di portare arte e cultura, ci sarà sempre un benessere per il territorio, un benessere a vari livelli, in cui riconoscersi e farsi conoscere, in un dialogo stimolante per chi nel territorio vuole viverci consapevolmente. Una Fondazione, attraverso l’arte potrà raggiungere risultati importanti proprio nel momento in cui crea incontri, sviluppando una rete di rapporti che potrà far nascere ulteriori idee e forme creative di cultura, nonché possibilità di risorse lavorative.
C’è un’opera o un ‘artista a cui sei particolarmente legato?
Nel mio lavoro di editore ho la fortuna di conoscere autori che portano nella casa editrice storie che provengono da tempi e mondi diversi. Ognuno di loro ci ha regalato la sua visione, e di questi incontri noi ne facciamo tesoro, creando negli anni un catalogo che racconta una storia sempre più complessa.
Uno dei libri che ultimamente ci è molto caro, ancor di più adesso che l’autore americano Frank Cancian ci ha lasciato subito poco dopo l’uscita del libro, è il suo lavoro dedicato a un paese irpino, Lacedonia, fotografato nel lontano 1957, in cui l’autore con rara delicatezza e umanità riesce a ritrarre il paese nel momento in cui, nonostante l’imminente arrivo del prossimo boom economico, era ancora evidente la forza arcaica del passato, tra ritratti, festività, cerimonie, riti sociali, che descrivono appunto la bellezza, la semplicità e l’asprezza di un mezzogiorno ormai scomparso.