RESTITUZIONI
In tempi difficili appare come un’oasi di felicità la nascita di una fondazione volta alla raccolta di opere d’arte Napoletane e d’influenza Napoletana.
Curatore ed ideatore dell’esposizione è Vincenzo De Luca, Professore di storia dell’arte, “Pozzo Infinito” di Cultura ed Entusiasmo.
Cosi’ deve essere stato per l’amico Diodato De Maio che ha realizzato, e continua a farlo, l’impresa con ammirevole vitalità!
Presto Il 9 Luglio, in occasione della riapertura alla comunità dell’intero spazio della stessa Abbazia, dopo anni di un lungo ed accurato restauro, quelle opere, raccolte sotto l’insegna di “restituzioni”, potranno essere ammirate nel nobilissimo spazio del salone degli Arazzi nell’Abbazia del Goleto di Mercogliano.
Questi sono gli spazi ideali per una collezione che va da Marco Pino da Siena a Luca Giordano, oggetto di attenta e minuziosa selezione.
Ricca, inoltre, di riferimenti a Michelangelo è la tavola con il San Michele Arcangelo di Marco Pino, che si attesta come il piu’ importante manierista a Napoli.
Fra le altre una bellissima opera di Filippo Vitale in collaborazione con Pacecco De Rosa, “Il martirio di Sant’Orsola”, d’influenza Caravaggesca, attestabile alla metà del ‘600.
Non meno notevole sulla scia di Giuseppe De Ribera, la tela con “San Sebastiano e le Pie donne” di Luca Giordano.
Il corpo ed il sangue hanno una luce livida, che ci trasmette il freddo della morte.
Completano l’esposizione di grande qualità altre tre bellissime opere:
Una “Giuditta con la testa di Oloferne”(soggetto di grande fortuna nella pittura tra il ‘500 e il ‘6’’), dello spagnolo Pedro Nunez Del Valle, il quale trascorre molti anni della sua vita professionale a napoli, si notano i bellissimi caratteri della stessa, per i lineamenti, portamento e abiti.
Una “ S.Agata” di Francesco Guarini, in cui è descritto il climax emotivo del racconto, non l’azione dei carnefici, ma il momento in carcere dopo la violenza subita con lo strappo dei seni mediante le tenaglie, e quando di notte la donna riceve la visita dell’Angelo e di San Pietro che la guarisce dalle ferite.
Infine, un “Mosè salvato dalle acque” di Antiveduto Gramatica databile intorno al 1620.